Sono troppo codarda per chiedere a mia madre i soldi per pagare le dannate tasse universitarie, quindi desisto e tergiverso, con buona pace delle mie notti e dei miei nervi. Questo, più tutto il resto e i miei demoni banchettano e gozzovigliano che è un piacere, di questi tempi.
Ecco quindi che non faccio altro che scrivere.
Scrivo scrivo e scrivo, ho scritto tutto ieri mattina e metà pomeriggio e stanotte, scrivo su ogni supporto mi giunga a tiro, scrivo come se avessi serpi in seno da spurgare sotto forma di inchiostro attraverso le dita.
Sapete come ci si sente in quelle rare, preziose occasioni in cui si riesce a scrivere, lo stato in cui ci si trova?
E’ come se fossi sotto anfetamine o ti avessero iniettato una dose di adrenalina pura, senti le cellule cerebrali che si aprono una a una, le senti fare click e la testa diventa leggera e incredibilmente ricettiva, tanto quanto è chiusa e pesante quando non si riesce invece a scrivere una mazzafionda di niente.
La mia teoria sulla scrittura è basata sulla ben poca esperienza che ho, ma è precisa: se stai scrivendo qualcosa di giusto, di buono, di tuo, lo sai, lo senti dalle viscere in su e qualche volta anche dalle viscere in giù. Prima di tutto perchè stai bene, il mondo non sparisce, ma resta solo quella parte di mondo che ti piace, l’altra sembra giustamente svilita dagli eventi che crei, come se finalmente le cose acquistassero il senso che la realtà tende a opporgli per far andare tutto al mondo desolantemente male.
E poi senti che sei giusta.
Io non so le persone normali, se conoscono questa sensazione bene al punto da non farci caso, ma per me è aria fresca. Quello è il mio ambiente, sto facendo la cosa che devo, non ho sensi di colpa o di scomodità, non mi sento fuori posto o annoiata o confusa, no, anzi. E’ più una condizione di euforia mista a una di serenità. Una volta Odisseo, dopo aver letto l’ennesimo mio racconto, mi disse “tu sei nata per questo, ce l’hai nel sangue“. Io non se sono nata per scrivere, immagino di no altrimenti avrei scritto qualcosa degno di nota a trent’anni, ma è stata una delle tre cose più belle che mi siano mai state dette.
Ma la cosa più eccitante, la cosa più incredibile, è lo stato di apertura mentale in cui ti trovi.
Vieni letteralmente bombardata da idee e frasi, senti le voci dei personaggi, ognuna di esse chiara e distinta nella tua testa, andare verso l’autodefinizione e imporsi e a questo punto devi fermarti, appuntare qualcosa qui e qualcosa lì sennò ti sfugge tutto perchè tutto ha preso vita, quelle parole sono vita, non è vero che sono solo lettere e frasi, sono sangue sono il do che attiva e fa progredire l’universo, e siccome la vita è difficile da tenere ferma e ammansire una volta che prende il via, ti sfugge da tutte le parti come una nidiata di piccoli leprotti, ti bombarda l’anima e gli dà nuova carica, come avessi bevuto un elisir di lunga vita.
Vai a fare le tue cose, ma la tua mente è sempre lì, sai che ci tornerai presto, che devi riprendere a scrivere, perchè devi sapere come finirà la tua storia o decidere se non finirà mai. E’ a tua completa discrezione, non ci sono regole, non ci sono limiti a quello che puoi fare. Controlli il mondo, plasmi belle vite e belle persone o anche brutte persone, sei come Dio.
Ovviamente tutto questo finirà non appena dovrò tornare coi piedi per terra e occuparmi dell’università e delle stronzate varie. Quindi ora esco, mi siedo sulla riva del mio mare (mio ancora per un po’ che è già pieno di tedeschi qui e tra un po’ arriva tutto il codazzo altro di turisti a insudiciarmi le coste), mi godo la primavera dalle nuovole di piombo lì in alto a opporsi ai colori elettrici dei boccioli che spruzzano ovunque qui in basso, che è la mia primavera preferita, e lascio che il vento faccia sfrigolare le onde sul mio viso.
Non c’è niente di meglio per organizzare le idee e ricominciare a scrivere.